A non leggere troppi libri, quante mai cose s'imparano!— Arturo Graf
A non leggere troppi libri, quante mai cose s'imparano!
La dignità vera dell'uomo è quella che non si può vedere con gli occhi.
Al diritto divino dei re s'è sostituito il diritto meglio che divino delle masse; all'infallibilità del papa l'infallibilità delle maggioranze. Il rivolgimento è grande; non forse altrettanto grande il guadagno.
Per imparare certe cose bisogna saperne disimparare certe altre.
La più grande amica e la più grande nemica dell'uomo è la fantasia.
L'ignoranza non sarebbe l'ignoranza, se non si reputasse da più che la scienza.
I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: "Sto rileggendo..." e mai "Sto leggendo...".
Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.
Ci dovrebbe essere un tempo nella vita adulta dedicato a rivisitare le letture più importanti della gioventù. Se i libri sono rimasti gli stessi noi siamo certamente cambiati, e l'incontro è un avvenimento del tutto nuovo.
I libri vanno letti con la stessa cura e con la stessa riservatezza con cui sono stati scritti.
Nessun vascello c'è che, come un libro, possa portarci in contrade lontane.
Dai libri imparo meno che dalla vita; un solo libro mi ha molto insegnato: il vocabolario. Ma adoro anche la strada, ben più meraviglioso vocabolario.
C'è gente tanto brava da scrivere due libri contemporaneamente: il primo e l'ultimo.
Un tempo i libri erano scritti dagli uomini di lettere e letti dal pubblico. Oggi li scrive il pubblico e non li legge nessuno.
L'ultima cosa che si scopre scrivendo un libro è come cominciare.
Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto.