Non morirei mai per le mie opinioni: potrei avere torto.
In etica, come in qualsiasi altro campo del pensiero umano, ci sono due tipi d'opinioni: da una parte quelle basate sulla tradizione, dall'altra quelle che hanno qualche probabilità d'essere giuste.
Tutto è vago al punto che non te ne rendi conto fino a che non hai tentato di renderlo preciso.
Consolarsi con l'altrui miserabilità può certo aiutare ad alleviare la propria disperazione ma non a migliorare se stessi.
Non è bene né dimenticare le domande che la filosofia pone né persuaderci di aver trovato incontrovertibili risposte.
Gli uomini si abituano a tutto con una spaventevole rapidità.
Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov'è il cimitero dei cattivi?
L'uomo che non solo decide di morire, ma trova anche il modi di farlo, è grande.
La morte è l'unica bella, pura conclusione di una grande passione.
Darei la vita per non morire.
Nessuno ha ancora capito se la morte sia un punto o una virgola.
La morte significava ben poco per me. Era l'ultimo scherzo in una serie di pessimi scherzi.
È sorprendente: il potere della morte umana di far rinsavire. Ha più peso di ogni parola, di ogni argomento: è la forza ultima. Si impossessa della tua attenzione e del tuo tempo. E ti lascia cambiato.
Un sillogismo: gli altri muoiono; ma io non sono un altro; dunque non morirò.
In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Poche cose sono più facili che vivere male e morire bene.