Guai a chi invidia il passato.
Un'idealità raggiunta perde ogni fascino.
Il filosofo non riposa - non vive quoquo modo secondo i dettami del rito questa vita, nella speranza d'un'altra eterna in Dio, ma vuole la sua propria vita libera - la vita della conoscenza.
Lo schizzo mette l'anima dell'artista molto più a nudo che l'opera d'arte.
Come una macchia all'estremità della cornea che si vede sempre quando non la si guarda e a chi la vuol guardare sfugge la vita non si può né fuggire né possedere... se non che uno voglia chiuder gli occhi per sempre.
Chi vuol avere un attimo solo sua la vita, esser un attimo solo persuaso di ciò che fa, deve impossessarsi del presente; vedere ogni presente come l'ultimo, come se fosse certa dopo la morte; e nell'oscurità crearsi da sé la vita.
Il perdono non cambia il passato, ma di certo amplia il futuro.
Ho lasciato incompiute una quantità di cose. Ma questo è naturale. E, a proposito, val la pena di ricordare che in francese il passato si chiama imperfetto.
La verità che tu dici non ha passato né futuro. È e non deve essere altro.
Niente fa rivivere il passato più intensamente di un odore che una volta vi era associato.
A che serve parlare del passato? M'importa solo l'avvenire, e non mi sento ancora capace di guardarlo in faccia.
Il passato non muore mai. Non è nemmeno passato.
Il presente è il limite indivisibile che separa il passato dall'avvenire.
Il piacere è sempre o passato o futuro, e non è mai presente.
Non si può ripetere il passato.
Credere che il passato possa ritornare è una necessità della mente umana, la quale, non istando mai nel presente e ignorando l'avvenire, ne cerca uno che somigli al passato.