Non essere avidi è una ricchezza, non avere la smania di comprare è una rendita.
Ogni uomo può dire quante oche o quante pecore possiede, ma non quanti amici.
Ci sono più uomini resi nobili dallo studio di quanti lo siano dalla natura.
E nemmeno è utile sapere ciò che accadrà: gran miseria angustiarsi per ciò cui non puoi porre rimedio.
La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, nunzia dell'antichità.
I capricci della fortuna mettono alla prova l'affidabilità degli amici.
Coloro che hanno molto sono spesso avidi.
Finché ciascuno aspira ad avere di più, non potranno che formarsi classi, non potranno che esserci scontri di classe e, in termini globali, guerre internazionali. Avidità e pace si escludono a vicenda.
La terra fornisce abbastanza per soddisfare i bisogni di ogni uomo, ma non l'avidità di ogni uomo.
L'avidità, la rabbia e la stupidità vanno sempre insieme. Quando nel mondo accade qualcosa di male, se osserviamo con attenzione, vedremo che è in relazione con queste tre cose. Se guardiamo ciò che vi è di buono, ci accorgeremo che non manca di saggezza, umiltà e coraggio.
L'avidità è il pungolo dell'operosità.
L'uomo avido di potere incontra la sua rovina nel potere, l'uomo bramoso di denaro nel denaro, il sottomesso nella servitù, il gaudente nel piacere. E così il lupo della steppa si rovinò con l'indipendenza.
L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d'oca a far le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare ma ci siamo chiusi in noi stessi.
Molti, per desiderio di avere sempre di più, perdono anche quello che hanno.
L'avidità è un pozzo senza fondo, che esaurisce la persona nello sforzo incessante di soddisfare il bisogno senza mai raggiungere la soddisfazione.