Il testo di Diego Cugia esplora la naturale dualità della condizione umana, mettendo in luce come sia necessario confrontarsi con le sfide offerte dalla vita e dall'inevitabile destino. Questa aforisma suggerisce che nonostante i limiti imposti dal ciclo di nascita e morte, esiste una possibilità d'influenza attraverso la definizione delle proprie aspirazioni ed esperienze personali. In questo modo, l'autore invita il lettore ad assumere un ruolo attivo nella propria vita piuttosto che essere semplicemente spinti da circostanze esterne. La frase promuove una visione di responsabilità personale e libertà interiore nel quadro dell'ineluttabilità della condizione umana, incoraggiando un approccio riflessivo alla propria esistenza.