Sono così triste che le montagne più di me non le si può amare.— Dino Buzzati
Sono così triste che le montagne più di me non le si può amare.
Alla Laide, la sua personalità artistica, quel fascino intellettuale che qualche volta faceva colpo sulle donne del suo mondo, era del tutto indifferente.
L'uomo sul momento non se ne accorge neanche e non sospetta ma lei sì e in quel momento stesso sale invincibile sul trono, incominciando il delizioso gioco di farlo impazzire.
Cessati l'assalto al potere e la smania del predominio, si vide che dovunque si stabilivano automaticamente la giustizia e la pace.
A un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno.
Due voci possenti ha il mondo:la voce del mare e la voce della montagna.
Correre in ogni stagione, sulle cime dei monti, per vedere se dall'altra parte c'era un mondo migliore, un'altra vita, meno fatiche, meno paure, meno calci in culo.
I monti sono nati per le zuccate che la Terra ha sempre dato contro il Cielo nel tentativo di emularlo.
Arrampicati solo un poco sulla montagna, per vedere se è una montagna. Dalla cima, non potresti vedere se è davvero una montagna.
L'acqua che scorre fa muovere l'immobile montagna; i vividi alberi rendono viva l'incallita pietra.
Sulle vette è più caldo di quanto non si immagini nelle valli, soprattutto in inverno.
Vedere la mia infanzia? Più di dieci lustri me ne separano e i miei occhi presbiti forse potrebbero arrivarci se la luce che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostacoli d'ogni genere, vere alte montagne: i miei anni e qualche mia ora.
Le montagne sono sempre generose. Mi regalano albe e tramonti irripetibili; il silenzio è rotto solo dai suoni della natura che lo rendono ancora più vivo.
Per l'uomo la montagna è una figura paterna con cui misurarsi.
I miei piedi hanno calpestato tutte le superfici create da Dio, i suoi oceani, le sue paludi, le sue colline, le sue vette, per trovare finalmente un posto per me nella neve pungente da cui vedere, nella foschia azzurrina, un mondo di montagne sovrastanti altre montagne.