I dolori immaginari sono di gran lunga i più reali, dato che ne abbiamo un bisogno costante e li inventiamo perché non c'è modo di farne a meno.
Noi deriviamo la nostra vitalità dal magazzino della pazzia.
Un dio comincia a diventare falso nel momento in cui nessuno si degna di farsi ammazzare per lui.
Il male, al contrario del bene, ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso.
Niente rende modesti, neppure la vista di un cadavere.
L'ossessione del suicidio è propria di colui che non può né vivere né morire, e la cui attenzione non si allontana mai da questa duplice impossibilità.
Tutto è più doloroso se ci si pensa.
Era proprio così: anche le cose tristi passavano, anche i dolori, le disperazioni, come le gioie, impallidivano, perdevano la loro profondità e il loro valore, fin che veniva un momento in cui non ci si poteva più ricordare cos'era stato a far tanto male. Anche i dolori sfiorivano ed appassivano.
Non c'è dolore in terra che il Cielo non possa guarire.
Ama il dolore perché è mezzo di espiazione.
Non ci consoliamo dei dolori, ce ne distraiamo.
Guardare da vicino il proprio dolore è un modo di consolarsi.
Nella sua testa ora, c'erano solo rabbia e questo sciocco vuoto da dove premeva il dolore.
Non dura ininterrottamente il dolore della carne; il suo culmine dura anzi un tempo brevissimo; e ciò che di esso appena oltrepassa il piacere non si protrae molti giorni nella nostra carne. Le lunghe malattie poi arrecano alla carne più piacere che dolore.
L'unico modo per vedere le stelle non è desiderare, ma farsi male!
È proprio una vergogna per un individuo assennato che il rimedio al dolore sia la stanchezza di soffrire: è meglio che sia tu a lasciare il dolore, non il dolore te.
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