Nella morale come nell'arte, nulla è dire, tutto è fare.
Per essere liberi in un'età come la nostra, uno deve essere in una posizione d'autorità. Questo di per sé basterebbe a rendermi ambizioso.
Nessuna idea può avere successo se non a spese del sacrificio; nessuno sfugge mai senza sopportare la stanchezza della battaglia della vita.
L'insegnamento di Gesù non ha traccia di una morale applicata, o di un diritto canonico ben definito. Una sola volta si pronuncia chiaramente sul matrimonio, e vieta il divorzio.
Bisogna profondamente distinguere le società come la nostra, in cui tutto accade nel pieno giorno della matura riflessione, dalle società ingenue, credule, in cui nacquero le credenza, che dominarono i secoli.
I dogmi più cari ai fedeli, quelli che saranno adottati con maggior frenesia, saranno i più ripugnanti alla ragione.
La vera moralità consiste non già nel seguire il sentiero battuto, ma nel trovare la propria strada e seguirla coraggiosamente.
La moralità consiste nel sospettare gli altri di non essere legalmente sposati.
La morale è la fantasia.
La morale comincia quando la libertà, invece di autogiustificarsi, si sente arbitraria e violenta.
Le morali altro non sono che regole di convivenza volte a ridurre i conflitti.
La moralità, ciò che la società chiama «morale» di per sé non esiste.
L'indignazione morale è in molti casi al 2 per cento morale, al 48 per cento indignazione, e al 50 per cento invidia.
La ricerca esclusiva dell'avere diventa un ostacolo alla crescita dell'essere e si oppone alla sua vera grandezza: per le nazioni come per le persone, l'avarizia è la forma più evidente del sottosviluppo morale.
Le aspirazioni della morale della modernità a un'universalità affrancata da qualsiasi particolarità è un'illusione.
Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante.