Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei!— Ernst Jünger
Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei!
Gli uomini hanno, come gli alberi, il loro lato esposto al vento e, come le montagne, la loro parete Sud. Dobbiamo solo cercare l'accesso ai pendii dei loro vigneti, alle miniere dei loro tesori. Allora daranno l'oro e il vino là dove nessuno se l'aspettava.
Nell'ambito variopinto predomina la sorpresa; nel bianco, invece, una gioiosa e presaga inquietudine.
Sullo schermo l'arena rimane certamente pulita, e tuttavia la violenza è presente.
La cinematografia procura un foro e una tribuna allo stato mondiale: ne rende possibile l'esistenza.
La caccia, in quanto forma archetipica del grande gioco del «catturare e nascondere», è una faccenda seria; non tollera nient'altro. Argo ha cento occhi ed una sola meta.
Nessuno è separato da nessuno. Nessuno lotta per se stesso. Tutto è uno. L'angoscia e il dolore, il piacere e la morte non sono nient'altro che un processo per esistere. La lotta rivoluzionaria in questo processo è una porta aperta all'intelligenza.
Chi si abbandona al dolore senza resistenza o si uccide per evitarlo abbandona il campo di battaglia prima di aver vinto.
Lieve è il dolore che permette di prendere una decisione.
Per allontanarsi da un dolore sembra necessario ripercorrere gli stessi passi che ci hanno condotto a quel dolore.
Io mangio solo per nutrire il dolore.
Il dolore. Se ti posso sopportare, sei leggero; se non posso, durerai poco.
Il dolore infierisce proprio là dove si accorge che non è sopportato con fermezza. Poichè il ringhioso dolore ha meno forza di mordere l'uomo che lo irride e lo tratta con disprezzo.
Il dolore inerisce alla vita come contrappunto che dà pienezza al fervore d'esistere.
Bisogna rassegnarsi ai voleri di Dio a prezzo di qualsiasi dolore e di qualsiasi sacrificio.
Poiché il dolore è la suprema emozione di cui è suscettibile l'uomo, esso è a un tempo il tipo e il modello di ogni grande arte.