Un modo molto importante per farci amico il dolore è farlo uscire dall'isolamento e condividerlo con qualcuno che può accoglierlo.
Una cosa che ho imparato riguardo alla morte è che sono chiamato a morire per gli altri. È fin troppo evidente che il modo in cui muoio influisce su molte persone.
Nel contesto della nostra cultura verbosa è significativo osservare che i Padri del deserto ci dissuadono dall'usare troppe parole.
La chiarezza del significato della vita percepita su un letto di ospedale svanisce quando ritornano i molti obblighi quotidiani e ricominciano a dominare la vita.
È stupido strapparsi i capelli nel dolore, come se la pena fosse diminuita dalla calvizie.
Ci sono pochi dolori, per quanto strazianti, ai quali una buona rendita non arrechi un certo sollievo.
Incominciai a capire che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci.
Il dolore ci conduce per mano alla soglia della vita eterna.
Le lacrime non sono espresse dal dolore, ma dalla sua storia.
Il dolore ti cambia in profondità.
Non c'è nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria.
La prosperità, il piacere e il successo possono essere volgari e refrattari, ma il dolore è la più sensibile di tutte le cose create.
Non dura ininterrottamente il dolore della carne; il suo culmine dura anzi un tempo brevissimo; e ciò che di esso appena oltrepassa il piacere non si protrae molti giorni nella nostra carne. Le lunghe malattie poi arrecano alla carne più piacere che dolore.
Cosa resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco.
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