Il poeta, quando è rapito dall'ispirazione, intuisce Dio.— Fëdor Dostoevskij
Il poeta, quando è rapito dall'ispirazione, intuisce Dio.
La questione è nella vita, unicamente nella vita, nella scoperta della vita, sconfinata ed eterna, e non certo nella scoperta di nuove terre.
È un vigliacco l'uomo!... Ed è un vigliacco chi per questo lo chiama vigliacco.
È pericoloso reprimere nei giovani l'orgoglioso entusiasmo.
Il terrore consiste in una morbosa sensazione di paura, di qualche cosa che non potrei ben definire neppure io, di un non so che d'inconcepibile, d'inesistente nell'ordine delle cose, ma che pur deve assolutamente, forse proprio in quel medesimo istante, avverarsi.
Dio è il dolore della paura della morte.
I poeti son vecchi signori che mangian le stelle distesi sui prati delle loro ville. E s'inventano zingare e more per farsi credibili agli occhi del mondo col loro dolore.
Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia.
Poesia non è altro che un significante di un corpo che non sa di essere morto.
La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina.
Ci vuole più coraggio a concludere, che a fare un verso nuovo: tutti i medici e i poeti lo sanno.
La poesia è un miele che il poeta, in casta cera e cella di rinuncia, per sé si fa e pei fratelli in via; e senza tregua l'armonia annuncia.
Esiste una logica per la poesia. Non è la medesima per la filosofia. I filosofi sono da meno dei poeti. I poeti hanno il diritto di considerarsi superiori ai filosofi.
Il Poeta è un uomo che non sa cosa dire, ma sa come dirlo.
La poesia è nata da sé, spontaneamente su un'onda d'amore, sull'onda d'amore per le cose che erano intorno a me che sentivo fraterne e unite in uno stesso destino e in una stessa fine.
Coloro i quali affermano che la parola, il suo profilo, il suo aspetto fonico condizionano lo sbocciare della poesia hanno diritto di vivere. Costoro hanno scoperto la strada che conduce all'eterna fioritura della poesia.