Gli epigrammisti in poesia sono come i fioristi in pittura.— Francesco Algarotti
Gli epigrammisti in poesia sono come i fioristi in pittura.
La critica è venefica e benefica.
Quanti uomini non si hanno in pregio, quante donne non si dicon belle, per quello che non è loro? Togli via gli accompagnamenti dalle ariette di musica; e vedrai quello che sono.
L'uomo non pensa mai all'avvenire, se non quando gli dà noja il presente.
La donna non pone tanto studio nel vestirsi se non perché l'uomo viemeglio desideri di vederla spogliata.
Chi non sa viver solo morirà in compagnia.
La pittura viene correttamente chiamata "arte della somiglianza".
Faccio una natura morta, ma fare una natura morta mi appare un'attività così stupida che non voglio essere là a fare una natura morta. È un modo per sfuggire alla stupidità di fare quel genere di cosa in modo che la cosa si trasformi in un non dipinto, ma allo stesso tempo sia un dipinto.
In Italia i pittori sono personaggi al di sopra della mischia, unti dal Signore come i cardinali e i carabinieri, cui ogni dono è dovuto.
La pittura è innanzitutto un prodotto dell'immaginazione, non deve mai essere una copia. L'aria che si vede nei quadri non è respirabile.
Non mi interessa dipingere ritratti al chiuso. Non riesco a sentirmi a mio agio.
La più grande ragione del dipingere è che non c'è ragione di dipingere.
Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Il colore non aggiunge una qualità gradevole al disegno - la rinforza.
Io sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni.
Nell'arte della pittura - in quanto distinta, si osservi bene, dall'arte del colorire -, quello che conta è stimolare in qualche modo la coscienza dei valori tattili; affinché il dipinto valga almeno l'oggetto rappresentato nella capacità di stimolare l'immaginazione.