Lo scrittore è essenzialmente un uomo che non si rassegna alla solitudine.
La nostra vita vale per gli sforzi che ci è costata.
Quel che importa non è la nostra vittoria, bensì la nostra resistenza.
Nessun amore, nessuna amicizia può attraversare il cammino del nostro destino senza lasciarvi una qualche traccia per sempre.
Ogni dramma inventato riflette un dramma che non s'inventa.
Il compito dello scrittore non è di esaltare il poco di bello che c'è: è di cercare il male, il brutto, e poi di denunciarlo. Il compito dell'uomo non è accontentarsi: è ribellarsi. Solo attraverso la ribellione si può cercare la verità.
Lo scrittore che accetta, in tutto o in parte, di seguire la disciplina di un partito politico è posto prima o dopo davanti all'alternativa: sottomettersi o tacere.
Chi mira a divenire un grande scrittore dee disprezzare le cortesie ed i favori; perché tanto più facilmente e tanto più alto ascende, quanto più si fa padrone di se medesimo.
Un grande classico è uno scrittore che si può lodare senza averlo letto.
Una delle più diffuse ingenuità consiste nel ritenere che a furia di scrivere si possa diventare scrittori.
Scrittore. Spettatore di se stesso. Spesso, l'unico spettatore.
Solo la fama e con essa il reddito rendono "professionale" lo scrittore. Fino a che resta oscuro, appare agli occhi dei conoscenti e degli stessi famigliari nulla più che un innocuo e scontento "amateur".
Uno scrittore è sempre qualcuno, per me, che ha fallito a qualche altra cosa nella vita.
Conosciuti bisogna diventare. E se uno scrittore resta abbastanza a lungo uno sconosciuto, di solito c'è una buona ragione.