Non si può ridere di tutto e di tutti, ma ci si può provare.
Non poter prendere a lungo sul serio i propri nemici, le proprie sciagure, persino i propri misfatti è il contrassegno di nature vigorose, complete , in cui esiste una sovrabbondanza di forza plastica, imitatrice, risanatrice e anche suscitatrice d'oblio.
Buddha dice: "Non adulare il tuo benefattore!". Si ripeta questa sentenza in una chiesa cristiana: all'istante purificherà l'aria di tutto quanto è cristiano.
Le persone che afferrano una cosa in tutta la sua profondità, le rimangono raramente fedeli per sempre. Esse hanno appunto portato alla luce il fondo: lì c'è sempre molto di brutto da vedere.
Il buddhismo è cento volte più realista del cristianesimo, ha ereditato un modo freddo e oggettivo di porsi i problemi; nasce dopo un movimento filosofico durato centinaia di anni; appena esso sorge, il concetto di "Dio" è già eliminato.
Una passeggiata in un manicomio mostra che la fede non prova nulla.
Il riso squassa il corpo, deforma i lineamenti del viso, rende l'uomo simile alla scimmia.
Quello che esce indenne dal riso è valido. Quello che crolla doveva morire.
Mentre si ride, si pensa che ci sarà sempre tempo per la serietà.
Del senno di poi si può sempre ridere e anche di quello di prima, perché non serve.
Se non ci fossero le sofferenze degli altri a farci ridere, non rideremmo mai.
Nessuno che una volta abbia riso veramente di cuore può essere irrimediabilmente cattivo.
Tanto l'uomo è gradito e fa fortuna nella conversazione e nella vita, quanto ei sa ridere.
Dieci volte al giorno devi ridere ed essere allegro: altrimenti lo stomaco, che è il padre di ogni mestizia, ti disturberà nella notte.
Ridere di sé è facile, ridere del mondo un po' meno. Ridere, ridere solamente, impossibile.
Sono nato piangendo mentre tutti ridevano e morirò ridendo quando tutti piangeranno.