Bisogna essere poveri per apprezzare la gioia di donare.
Un modo di farsi un'idea delle miserie dei nostri compatrioti è andare a vedere i loro piaceri.
In ogni separazione c'è un'immagine della morte.
Le donne più felici, come le nazioni più felici, non hanno storia.
Sta arrivando un'elezione. Viene dichiarata la pace universale, e le volpi hanno un sincero interesse nel prolungare la vita del pollame.
È ciò che amiamo, o "come" amiamo che rende vera una storia d'amore?
Ciò che non si può vendere si deve donare.
Gli uomini disapprendono l'arte del dono. C'è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse che un trucco per vendere loro spazzole o sapone.
È da tutti ed è facile adirarsi, e donare denaro e far spese: ma farlo con chi si deve, nella misura giusta, al momento opportuno, con lo scopo e nel modo convenienti, non è più da tutti né facile. Ed è per questo che il farlo bene è cosa rara, degna di lode e bella.
La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo.
Il pericolo di colui che sempre dona è di perdere il pudore; chi sempre distribuisce, la sua mano e il suo cuore si incalliscono a forza di donare.
Non esiste un uomo tanto povero da non poter donare qualcosa agli altri.
La bellezza di un dono diminuisce, quando colui che lo fa non gli attribuisce importanza.
Spesso un piccolo dono produce grandi effetti.
Chi dona ai poveri, presta a Dio.