Spesso un piccolo dono produce grandi effetti.
In verità non è povertà, se è lieta; povero è non chi possiede poco, ma chi desidera di più.
L'unico tempo certo è quello passato.
Inizio della salvezza è la conoscenza della colpa.
Non deviare dalla natura e il formarci sulle sue leggi e sui suoi esempi, è sapienza.
L'ira trasforma nel suo contrario tutto ciò che è ottimo e giustissimo. Non consente che si ricordi di alcun dovere colui che da essa è posseduto: fa di un padre un avversario, d'un figlio un parricida, d'una madre una matrigna, d'un cittadino un nemico, d'un re un tiranno.
Ciò che non si può vendere si deve donare.
È da tutti ed è facile adirarsi, e donare denaro e far spese: ma farlo con chi si deve, nella misura giusta, al momento opportuno, con lo scopo e nel modo convenienti, non è più da tutti né facile. Ed è per questo che il farlo bene è cosa rara, degna di lode e bella.
Chi dona ai poveri, presta a Dio.
Gli uomini disapprendono l'arte del dono. C'è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse che un trucco per vendere loro spazzole o sapone.
La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo.
La bellezza di un dono diminuisce, quando colui che lo fa non gli attribuisce importanza.
Bisogna essere poveri per apprezzare la gioia di donare.
Il pericolo di colui che sempre dona è di perdere il pudore; chi sempre distribuisce, la sua mano e il suo cuore si incalliscono a forza di donare.
Non esiste un uomo tanto povero da non poter donare qualcosa agli altri.