Il comunismo è la più grande e sanguinosa illusione che l'umanità abbia partorito.
Se Bossi avesse continuato a parlare di secessione non avremmo mai fatto alcun accordo. È chiaro che una logica di coalizione comporta la volontà degli interlocutori di trovare un punto di sintesi.
Il modello catalano è da seguire con attenzione ma da noi non esiste una identità padana come quella catalana in Spagna.
Se la politica perde la dimensione pedagogica, non è più buona politica.
Parlare di identità padana vuol dire parlare di qualcosa che non ha un fondamento di tipo storico. Anche se la Lega Nord ha il merito di aver avviato un dibattito serio sul federalismo fiscale e su come avvicinare le istituzioni ai cittadini.
La sinistra non ha ancora capito che il cambiamento non si fa con quel riformismo illuminato che cala dall'alto le sue ricette di laboratorio, ma si realizza solo con una rivoluzione conservatrice, ben agganciata alle radici, all'identità.
C'era una cosa nel campo che ci disturbava non poco, togliendoci quella pace e quella serenità che ci erano tanto care. Era l'assillante propaganda politica affidata a comunisti italiani rifugiati in Russia.
In realtà io non vedo il comunismo come una cosa negativa.
Il comunista è colui che è dalla parte di chi lavora.
Le risorse morali sono la leva fondamentale della costruzione del comunismo nella società umana.
Il comunismo è l'oppio degli intellettuali; privo di cura allo stesso modo in cui una ghigliottina può essere detta una cura per la forfora.
Il comunismo è come il proibizionismo: l'idea era buona, ma non ha funzionato.
Ma prima o poi i poveri si accorgeranno: se i ricchi stanno con i comunisti o c'è qualcosa che non va nei ricchi o c'è qualcosa che non va nei comunisti.
Il comunismo è l'esasperazione del cancro burocratico che ha sempre roso l'umanità.
Il comunismo è così profondamente una religione terrena, che ignora di essere una religione.
Il comunismo non è amore. Il comunismo è un maglio che si usa per schiacciare il nemico.
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