La vita è e deve essere un negativo dei sogni.
A D'Annunzio non interessa trasmettere alcunché, vuole solo costruire delle strutture e per costruire saccheggia la totalità del vocabolario italiano.
Serve a qualcosa il paradiso? o la sua perfezione include l'inutilità?
La sensazione che provocano le casupole infime, sudice, infette, barcollanti tra rigagnoli e immondizie, è stranamente liberatrice: non c'è alcun tentativo di velare, di nascondere, di eludere la fondamentale sporcizia dell'esistere, la sua qualità escrementizia e torbida.
Gli intellettuali. Questo risibile quinto stato.
La vita è per i più un affare.
Mi preoccupa il fatto che la vita stia diventando sempre più veloce.
Molte volte al giorno mi rendo conto di quanto la mia stessa vita esteriore ed interiore sia costruita sulla fatica dei miei consimili, sia i vivi che i morti, e che devo applicarmi con sollecitudine per restituire quanto ho ricevuto e tuttora ricevo.
Ogni istruzione seria s'acquista con la vita, non con la scuola.
Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano.
La vita è violenta, sinistra, impastata d'infamie, tessuta di egoismi, disseminata di infelicità, senza gioie durevoli; ha un unico fine: la morte sempre minacciosa, la condanna di ogni nostra speranza. Per viltà ci sforziamo di credere che questa condanna non sia senza appello.
L'abbondanza delle soluzioni agli aspetti dell'esistenza è pari solo alla loro futilità.
La vita, ai miei occhi, è solo qualcosa su cui provare la forza dell'anima.
Bisogna congedarsi dalla vita come Odisseo da Nausicaa, piuttosto benedicendola che restando innamorati di essa.
La vita non è altro che il risultato naturale di un'assurda, e talvolta persino triviale, concatenazione di eventi.