Il matrimonio è una promessa di felicità e un'accettazione di martirio.
Il violinista arriva realmente alla suprema grandezza quando non è più lui che suona il violino ma quando l'arco strappa dall'anima sua, e non dalle corde, le note più imploranti e desolate.
La riconoscenza del beneficato arriva difficilmente fino al punto di perdonare al suo benefattore.
Anche la giovinezza è una malattia ma chi non ha sofferto questo male sacro non ha vissuto.
Quando noi camminiamo, indifferenti o frenetici, sulla superficie della terra, noi calpestiamo, in verità, quel che fu, un giorno, carne sensibile di esseri vivi.
Ognuno di noi è libero a sol per diventare ciò che nella sua originale essenza era già. Gli ostacoli alla natural crescita si chiamano schiavitù.
Se già hai l'amore, che te ne fai del matrimonio?
Ci si incontra secondo i misteriosi canoni dell'attrazione, e poi ci si sposa per ragioni altrettanto misteriose.
Quello che conta nel matrimonio è litigare in armonia.
La solidità del matrimonio poggia sull'elasticità delle parti.
Più di una bella impiccagione previene un pessimo matrimonio.
Nella vita matrimoniale, l'affetto nasce quando i coniugi assolutamente si detestano.
I coniugi debbono vivere insieme per punizione di aver commesso la stupidaggine di essersi sposati.
È meglio sposarsi che ardere.
Il matrimonio è il sepolcro dell'amore; però dell'amor pazzo, dell'amore sensuale.
Sposarsi è come mettere la mano in un sacco pieno di serpenti, nella speranza di tirar fuori un'anguilla.