L'avarizia degli uomini è tanto grande che ciascuno s'ingegna quanto può di prender molto dagli altri e di render poco.
Gli amici non sono altro che nemici coi quali abbiamo concluso un armistizio non sempre onestamente rispettato.
L'odio verso sé stessi e l'amore verso i nemici è il principio e la fine del Cristianesimo.
La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri.
I giorni di settembre sono, fino all'ultimo meriggio, ariose e melodiose strofe classiche che all'avvicinarsi della notte diventano troppo buiosamente romantiche.
Il matrimonio è una promessa di felicità e un'accettazione di martirio.
I pensieri dell'avaro sono pesanti e lividi come il metallo ch'egli ama.
Il più grande piacere per un avaro è la rinuncia a un piacere.
La barba la portano gli avari per non comprare la cravatta.
All'avaro manca tanto quello che ha quanto quello che non ha.
L'uomo economo è il più ricco degli uomini, ma l'avaro è il più povero.
È certamente stolto pretendere da altri ciò che nessuno può ottenere da se stesso, di essere attento, appunto, più agli altri che a sé, di non essere avaro, né invidioso, né ambizioso ecc., soprattutto per chi sia ogni giorno esposto alle fortissime spinte di tutte le passioni.
Il verbo «dare» gli è tanto in odio che non dice mai «Ti dò il buon giorno», ma «... te lo impresto».
La città è travagliata da questi due vizi: l'avarizia e la lussuria; e queste pesti hanno rovinato tutte le grandi cose dell'impero.
L'avarizia impedirà a un uomo di finire in miseria, ma in genere lo rende troppo pauroso per consentirgli di diventare ricco.
Non si trova nessuno che voglia dividere il suo denaro: ma a quanti ciascuno distribuisce la sua vita! Sono stretti nel tenere la borsa; appena si tratta di perdere tempo, sono larghissimi in quella sola cosa in cui è virtù l'avarizia.
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