A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina.— Giulio Andreotti
A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina.
L'ideale, per disponibilità di denaro, è di averne come nelle ricette mediche: q.b. (quanto basta).
A parlare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.
Si fa bene a tenere un diario; ed è utile che tanta gente lo sappia.
Sono consapevole dei miei limiti, ma sono anche sicuro di non essere circondato da giganti.
La lealtà è molto importante, perché quando si sa che di uno ci si può fidare, allora si ha un legame straordinariamente fecondo.
Pensare è un piacere faticoso, come fare sport.
Uno si smarrisce pensando troppo, come pensando poco.
Un altro può anche pensare per me, ma non è desiderabile che lo faccia precludendomi la possibilità di pensare per me stesso.
Ogni società civile, religiosa e politica determina i confini, le «riserve» più o meno ampie, entro cui il pensiero può liberamente esprimersi.
Penso come un genio, scrivo come uno scrittore brillante, e parlo come un bambino.
Pensiamo perché non sappiamo.
Il pensiero è un dinamismo dialogico ininterrotto, una navigazione tra Scilla e Cariddi verso le quali la trascina ogni egemonia di uno dei processi antagonisti.
Un uomo può sopportare molto finché può sopportare se stesso. Può vivere senza speranza, senza amici, senza libri, perfino senza musica, fino a quando può ascoltare i propri pensieri.
Comune a tutti è il pensare.
Noi siamo quello che pensiamo.