I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi.
Scrivere aforismi è da gran signore; un gran signore regala bottiglie di vino pregiato; un villano regala una botte di vino mediocre.
C'è un ideale assai diffuso in Italia: guadagnar molto faticando poco. Quando questo è irrealizzabile, subentra un sottoideale: guadagnar poco faticando meno.
Non bisogna confondere il furbo con l'intelligente. L'intelligente è spesso un fesso anche lui.
Tutto è in ritardo in Italia, quando si tratta di iniziare un lavoro. Tutto è in anticipo quando si tratta di smetterlo.
L'Italia legale, dall'industria all'università, dalla cultura alla politica, era un immenso bacino geografico di ladrocinii. Si falsificava la vita in tutta omertà per meglio depredarla, asservirla, depistarla.
La vera bandiera italiana non è il tricolore, ma il sesso, il sesso maschile.
Il tempo è la cosa che più abbonda in Italia, visto lo spreco che se ne fa.
L'italiano comincia a battersi per una causa solo quand'è certo che non sarà perduta.
Propongo che l'Italia come Stato indipendente sia abolito e che diventi una colonia di un Paese civile.
Il grande male dell'Italia sono i difetti che rovinano lo Stato; era quello che doveva riformarsi e non la lira.
Quando parte il Giro d'Italia dentro di me succede sempre qualcosa di particolare.
Gli italiani sono singoli geni che formano, tutti insieme, un popolo politicamente disordinato e immaturo. Una collettività talmente sorprendente da rendere problematico un giudizio complessivo.
Italia mia, non men serva che stolta.
La parola Italia è una espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma che non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle.