Graham Greene, attraverso questo aforisma, esplora una profonda critica al concetto di felicità come condizione autentica e genuina dell'esistenza umana. Suggerisce che la presunta felicità può nascondere tratti negativi della personalità come l'egoismo o il malanimo, insinuando una visione più complessa del carattere umano oltre le apparenze superficiali di soddisfazione e contentezza. La frase invita a guardare al di là dell'apparato esteriore per scoprire la vera natura della condizione psicologica che sta alla base dello stato apparentemente felice, mettendo in dubbio l'onestà emotiva quando si manifestano sentimenti positivi senza una consapevolezza reale del mondo circostante. Questo pensiero riflette un atteggiamento scettico verso la superficialità della vita quotidiana e invita a interrogarsi sui meccanismi mentali che sostengono le nostre percezioni di benessere.