Ogni felicità è un'innocenza.
La paura e l'orrore della carne si traducono in centinaia di piccoli divieti che vengono accettati come naturali.
M'importava assai poco che l'accordo ottenuto fosse esteriore, imposto, probabilmente temporaneo; sapevo che il bene e il male sono una questione d'abitudine, che il temporaneo si prolunga, che le cose esterne penetrano all'interno, e che la maschera, a lungo andare, diventa il volto.
La vita fa presto a riformare dei vincoli che prendono il posto di quelli da cui ci si sente liberati: qualunque cosa si faccia e ovunque si vada, dei muri ci si levano intorno creati da noi, dapprima riparo e subito prigione.
Si può essere felici senza mai smettere di essere tristi.
È più difficile cedere una volta sola che non cedere mai.
Una moglie crede volentieri nell'innocenza del marito.
Possibile che non si possa vivere senza far male agli innocenti?
Le vittime suggeriscono innocenza. E l'innocenza, per mezzo di una logica inflessibile che regola tutte le relazioni dei termini, suggerisce colpa.
L'innocenza è una merce sopravvalutata.
L'innocenza cominciò cor prim'omo, e lì rimase.
Intendo per innocente non uno incapace di peccare, ma di peccare senza rimorso.
Tutto si integra nell'eterno ritorno: ciò lo sanno gli umoristi, i santi e gli innocenti.
È meglio diventar ape e costruire in innocenza la propria casa, che il dominar coi signori del mondo e urlare con loro, come con lupi, che dominar popoli e macchiarsi le mani dell'impura materia.
A che gioverebbero la purezza e l'innocenza, a noi uomini? Un fiore bene scelto per l'occhiello ha un effetto molto maggiore.
Per condannare gli innocenti, quelli che hanno il potere trovano sempre qualche legge. Sono essi che le fanno, le leggi.