Mi sono fatto strada dal nulla ad uno stato di estrema povertà.
Durante la Grande Depressione del '29 in Central Park i piccioni portavano le briciole di pane ai passanti.
Io suono al conservatorio. Sì, ma non mi aprono mai.
Ero un disadattato. Un bruscolo nell'occhio del mondo. Un intoppo nell'ingranaggio dell'universo. Non potevo neanche guardarmi in faccia. Non avevo i soldi per comprarmi uno specchio.
Al di fuori del cane, il libro è il miglior amico dell'uomo. Dentro il cane, è troppo buio per leggere.
All'infuori del cane, il libro è il migliore amico dell'uomo. Dentro il cane è troppo scuro per leggere.
Lavoro pei poveri: e sono contento, E se il mondo fosse pieno di finzioni? E se tanti poveri sono bricconi? E se io sono novizzo?
Al povero non va dato ciò che è possibile a noi ma ciò di cui lui ha bisogno.
Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato.
L'avarizia comincia dove finisce la povertà.
La ricchezza dei poveri è rappresentata dai loro figli; quella dei ricchi dai loro genitori.
Con la ricchezza, diceva Orazio, crescono le preoccupazioni. Con la povertà, non diminuiscono.
La povertà è una grande educatrice.
Noi non ci occupiamo dei poverissimi. Questi sono inimmaginabili e li possono avvicinare solo gli esperti di statistica o i poeti. La nostra storia tratta della gente di buona famiglia, o di coloro che sono obbligati a far finta di esserlo.
I poveretti sono come le pecore, vanno sempre con gli occhi chiusi dove vanno gli altri.
Solo chi ama conosce. Povero chi non ama!