Rapinarti del silenzio, non è già un crimine?— Guido Ceronetti
Rapinarti del silenzio, non è già un crimine?
Per non vedere nelle forze attive della distruzione il Dio che cerchiamo e amiamo, è utilissima la finzione di Satana, che ci maschera l'intollerabile verità.
Scoprire che il medico non è un Dio fa soffrire, perché non riusciamo ad abbandonare l'idea di un Dio guaritore e amico sopra di noi.
L'uomo è un'anima che trascina un cadavere. Noi deploriamo come morte il suo stancarsi, alla fine, di fare da spazzino.
Hanno preso la via più facile: deificare Cristo invece di comprenderlo.
Evacuando si può pensare alla vita e alla morte, mangiando si può pensare a tutto, ma molto male, nel coito non si può e non si deve pensare a nient'altro. È svuotamento mistico. Ma per tutti.
Un uomo lo si capisce dai suoi silenzi.
È il pubblico scandalo ad offendere: peccare in silenzio è non peccare affatto.
Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti.
Silenzio come pienezza, non povertà. Dal silenzio nasce sia l'attesa che l'appagamento.
Vi è una loquacità che non dice nulla e vi è un silenzio che dice molto.
Il silenzio è una discussione portata avanti con altri mezzi.
La lingua è magari un membro indisciplinato, ma il silenzio avvelena l'anima.
Il silenzio è il maestro dei maestri perché ci insegna senza parlare.
Il silenzio che accetta il merito come la cosa più naturale del mondo è la forma più alta d'applauso.
La solitudine è indipendenza: l'avevo desiderata e me l'ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.