La depressione è una malattia democratica: colpisce tutti.
In un'intervista alla Stampa, Giorgio Bocca ha detto che io sono un bravissimo giornalista che non capisce nulla di politica. Bocca non mi delude mai: riesce sempre a dire di me quello che io penso di lui.
Anche quando avremo messo a posto tutte le regole, ne mancherà sempre una: quella che dall'interno della sua coscienza fa obbligo a ogni cittadino di regolarsi secondo le regole.
I nostri uomini politici non fanno che chiederci a ogni scadenza di legislatura un atto di fiducia. Ma qui la fiducia non basta: ci vuole l'atto di fede.
Non ho paura della morte, ma di morire.
I princìpi restano e le idee invece cambiano con gli uomini cui vengono date in appalto.
Non c'è nessuno che nasca prevenuto, nevrotico o depresso; per arrivare a tanto bisogna avere un aiuto.
Gli americani sono troppo depressi per essere attivi sessualmente.
Ecco più o meno a che punto siamo. Una sorta di bivio, di incrocio dei cammini fra l'idiozia e la depressione, fra un avvenire di imbecilli felici o di intellettuali depressi.
Sono solo un pagliaccio depresso esattamente come chiunque altro.
Durante la mia malattia non ho pensato di rimettere mano al testamento, mi avrebbe depresso. Voglio continuare a divertirmi e lavorare nella mia azienda che resterà indipendente anche se ci saranno cambiamenti nel management.
Un caso pietoso commuove, due anche, tre deprimono, dieci amareggiano, cento scocciano, mille rallegrano gli scampati.
Molte persone vorrebbero piuttosto essere certe di essere depresse, piuttosto che rischiare di essere felici.
Per un vero pessimista, essere in pericolo non è deprimente.
Nessuno ascolta storie tanto deprimenti quanto quelli che sono gravemente feriti in un letto d'ospedale.
Nobili propositi e bagni caldi sono la miglior cura per la depressione.
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