Essere felici è essere invidiati. Ebbene, c'è sempre qualcuno che c'invidia. Si tratta di conoscerlo.— Jules Renard
Essere felici è essere invidiati. Ebbene, c'è sempre qualcuno che c'invidia. Si tratta di conoscerlo.
Se si costruisse la casa della felicità, la stanza più grande sarebbe la sala d'attesa.
Ci sono persone che quando parlano pestano i piedi alla nostra anima.
E' amico chi indovina sempre il momento in cui abbiamo bisogno di lui.
Per arrivare, occorre fare bassezze o capolavori. Di cosa vi sentite più capace?
Un pedante è un uomo che ha la digestione intellettuale difficile.
Non è felice l'uomo che nessuno invidia.
Tra invidia e superbia c'è una sottile parentela dovuta al fatto che il superbo, se da un lato tende a superare gli altri, quando a sua volta viene superato non si rassegna, e l'effetto di questa non rassegnazione è l'invidia.
Sono immune dall'invidia, libero di provare ammirazione e amicizia, che bellezza! Non c'è niente di più triste di qualcuno che soffre per il successo altrui, che è schiavo della critica e del rancore, che trasuda invidia, che si dibatte nel dispetto: un infelice.
Come una falena rode un indumento, così fa l'invidia consuma una persona.
L'invidia è naturale all'uomo: tuttavia è un vizio e una disgrazia allo stesso tempo.
Gli uomini oggetto di invidia sono destinati a scomparire: alcuni verranno eliminati, altri cadranno. La prosperità è inquieta: si tormenta da sé.
Ci sono due Pd, quello del territorio dove con l'Idv si sta realizzando un nucleo di alternativa e quello della dirigenza politica fatto di invidia e insoddisfazione. Noi facciamo politica, non è colpa nostra se gli elettori ci premiano.
Tre sono gli istinti primordiali: l'angoscia, l'invidia e il senso di immortalità.
L'invidia è una terribile fonte di infelicità per moltissima gente.
Coloro i quali hanno meno fiducia in se stessi, sono i più invidiosi.