L'invidioso è destinato a non godere mai.— Silvio Ceccato
L'invidioso è destinato a non godere mai.
Nessuna gioia è più grande del sentire la propria mente che si espande.
La differenza tra l'uomo della strada e lo scienziato è dunque questa, che se l'uno riprova lo fa per una immediata necessità, curiosità accidentale, diletto, mentre l'altro lo fa di mestiere.
La maggior forza dell'uomo a tutte le età è che egli si dia un futuro.
Occorre far incontrare bambini e ragazzi con l'eccezione, ché a fargli incontrare la normalità ci pensa la vita.
L'invidia è una forma di vizio, in parte morale e in parte intellettuale, che consiste nel non vedere mai le cose in se stesse, ma soltanto in rapporto ad altre.
L'emulazione genera positività, l'invidia negatività.
Se non riesci a odiare e a invidiare gli altri, essi ti odieranno e ti invidieranno per questo.
L'invidia è così magra e pallida perché morde e non mangia.
Possiamo descrivere il nostro odio, la nostra gelosia, le nostre paure, le nostre vergogne. Ma non la nostra invidia.
Il male è che se c'è qualcosa di bello qualcuno vuole che sia brutta. Il male è un bambino che piange perché ha paura di mostri che non ci sono. Il male è non essere capaci di ballare e decidere di maledire chi balla invece di imparare a farlo.
L'invidia è più irreconciliabile dell'odio.
Un io feroce: ecco l'invidioso.
L'invidia è il sintomo della mancanza di apprezzamento del proprio valore di unicità e di autostima. Ognuno di noi ha qualcosa da dare che nessun altro ha.
L'invidia del cretino per l'uomo brillante trova sempre qualche consolazione nell'idea che l'uomo brillante farà una brutta fine.