L'invidia non è altro che un odio per la superiorità altrui.
È meglio cento volte essere il più bravo dei segretari comunali che il più asino dei senatori.
La donna che non ha figli può esser madre nel cuore e nel pensiero, anzi lo è sempre. Essa ama i figli degli altri, ama gli infelici, ama i deboli, gli orfani, i derelitti; ama sempre qualcuno che possa chiamar creatura.
Lasciare l'ingegno senza un'applicazione è lasciare un capitale senza impiego; è quindi per lo meno stupidità e trascurataggine.
La felicità corre dietro a chi lavora e fa il bene; fugge lontano da chi la cerca sola e a dispetto di tutti.
Se vi è una virilità del corpo, ve n'ha un'altra più alta e più vitale; quella dell'ingegno e dell'energia del carattere.
Gli uomini non conoscono la propria felicità, ma quella degli altri non gli sfugge mai.
Ho tanti difetti, ma l'invidia non mi appartiene. Ho sempre cercato di imparare dal successo degli altri.
Dobbiamo credere nella fortuna. Altrimenti come potremmo spiegare il successo di chi non ci piace?
Anche in uno stato oppresso c'è la possibilità per un uomo saggio di manifestarsi, e in uno fiorente e felice regnano la sfrontatezza l'invidia e mille altri vizi che rendono inerti.
L'invidia non tocca solamente i cattivi, ma anche i buoni e nelle cose buone... È una tristezza, una malinconia, è come una malattia del cuore.
Una modalità di difesa frequente è quella di stimolare l'invidia negli altri con il proprio successo, con la ricchezza e la fortuna, rovesciando così la situazione di chi sperimenta l'invidia.
Ciò che rende terribile questo mondo è che mettiamo la stessa passione nel cercare di essere felici e nell'impedire che gli altri lo siano.
Provare invidia è umano, assaporare la gioia per il danno altrui è diabolico.
L'invidia è come una palla di gomma che più la spingi sotto e più torna a galla.
Non si deve invidiare nessuno; i buoni non meritano invidia; per quanto riguarda i cattivi, più hanno fortuna e più si rovinano.