La nostra invidia dura sempre più a lungo della felicità di chi è invidiato.
Bisogna regolarsi con la fortuna come con la salute: goderne quando è buona, pazientare quando è cattiva, e non ricorrere a estremi rimedi che in caso di estremo bisogno.
Spesso l'umiltà non è altro che una finta sottomissione di cui ci si serve per sottomettere gli altri.
Noi non possiamo amare nulla se non in rapporto a noi, e non facciamo che seguire il nostro gusto e piacere quando preferiamo i nostri amici a noi stessi. Eppure è solo in virtù di questa preferenza che ci può essere vera e perfetta amicizia.
Non si deve giudicare il merito di un uomo dalle sue grandi qualità ma dall'uso che sa farne.
Le menti mediocri condannano abitualmente tutto ciò che è oltre la loro portata.
Alla resa dei conti, non c'è vizio che nuoccia tanto alla felicità dell'uomo come l'invidia.
L'invidia o il puntìglio, cortesi amici, può far de' volumi contro l'opere grandi, ma non mai opprimerle sotto il lor peso.
A differenza della lussuria, della superbia, della gola, l'invidia è forse l'unico vizio che non dà piacere.
Il cane chiuso nel recinto abbaia a quello che scorrazza liberamente.
L'invidia è quel sentimento che nasce nell'istante in cui ci si assume la consapevolezza di essere dei falliti.
L'invidioso non muore mai una volta sola, ma tante volte quante l'invidiato vive salutato dal plauso della gente.
Come la ruggine consuma il ferro, così la invidia consuma gli invidiosi.
Coloro i quali hanno meno fiducia in se stessi, sono i più invidiosi.
Le persone possono mostrarsi gelose, ma nascondono la loro invidia.
L'invidia è il più stupido dei vizi, perché non esiste un solo vantaggio che si guadagni da esso.
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