Ogni volta che penso alla crocifissione di Cristo, commetto il peccato dell'invidia.— Simone Weil
Ogni volta che penso alla crocifissione di Cristo, commetto il peccato dell'invidia.
Se l'anima cessa di amare precipita già qui sulla terra in uno stato quasi equivalente all'inferno.
L'unicità di Dio, in cui sparisce ogni pluralità, e l'abbandono in cui crede di trovarsi Cristo pur non cessando di amare perfettamente il Padre, sono due forme divine dello stesso Amore, che è Dio stesso.
Finché un essere umano non è stato conquistato da Dio, non può avere fede, ma solo una semplice credenza.
L'attenzione dovrebbe essere l'unico oggetto dell'educazione.
La religione in quanto fonte di consolazione è un ostacolo alla vera fede, e in questo senso l'ateismo è una purificazione.
L'invidia è una pandemia.
Ogni persona ha ciò che non vuole, e ciò che vorrebbe l'hanno gli altri.
Il milionario non godrebbe niente se gli mancasse l'invidia del popolo.
Pochissime persone parlano chiaramente e volentieri dell'invidia che provano: parlarne apertamente inibisce perché è come mettersi a nudo, svelare la parte più meschina e vulnerabile di sé.
Congratularsi vuol dire esprimere con garbo la propria invidia.
Il male è che se c'è qualcosa di bello qualcuno vuole che sia brutta. Il male è un bambino che piange perché ha paura di mostri che non ci sono. Il male è non essere capaci di ballare e decidere di maledire chi balla invece di imparare a farlo.
Non sopravvalutare quello che hai ricevuto e non invidiare il prossimo: colui che invidia il prossimo non conseguirà la pace della mente.
Dobbiamo credere nella fortuna. Altrimenti come potremmo spiegare il successo di chi non ci piace?
L'invidia di ieri non è già finita: stasera vi invidio la vita.
L'invidia soffre per la buona fortuna del prossimo, e non potendo godere, per insufficienza propria, dei propri successi, gode malignamente degli insuccessi altrui.