L'invidia è più irreconciliabile dell'odio.
V'è una specie di riconoscenza viva che non ci assolve soltanto dei benefici ricevuti, ma che costringe i nostri amici a esserci obbligati, e a ripagarci di ciò che ad essi dobbiamo.
A nessuno la fortuna pare tanto cieca quanto a coloro che non ne sono beneficati.
Ci sono persone così egocentriche che quando si innamorano sono tutte prese dalla loro persona senza esserlo della persona che amano.
È la nostra stessa vanità che rende intollerabile quella degli altri.
La fortuna fa brillare le nostre virtù e i nostri vizi, come la luce fa brillare gli oggetti.
Dall'invidia all'ammirazione c'è un passo: l'onestà.
La spia va a caccia per conto d'altri, come il cane; l'invidioso va a caccia per conto proprio, come il gatto.
L'invidia non tocca solamente i cattivi, ma anche i buoni e nelle cose buone... È una tristezza, una malinconia, è come una malattia del cuore.
L'invidia apriva loro gli occhi: è un demone che non si lascia sfuggire nulla, e che trae conclusioni da ogni cosa, proprio come la gelosia.
Guardatevi da coloro che si indignano con facilità dal momento che l'indignazione è separata dalla indegnità solo attraverso il velo sottile dell'invidia.
Possiamo descrivere il nostro odio, la nostra gelosia, le nostre paure, le nostre vergogne. Ma non la nostra invidia.
L'invidia è un cieco che vuole strapparti gli occhi.
L'invidia somiglia molto all'amore: essere invidiato è quasi essere amato.
L'invidia non è altro che un odio per la superiorità altrui.
L'invidia è una terribile fonte di infelicità per moltissima gente.