La vita non si occupa del bene e del male, ma di vittorie e di sconfitte.
Avere fede in Dio non significava restare inerti: significava credere nella possibilità di avere successo se si faceva del proprio meglio onestamente e con impegno.
Ci muoviamo un po' alla volta in termini di centimetri, non di chilometri. La politica è questo.
I dimostranti possono anche far sentire la loro voce, ma alla fine sono i governi a cambiare le sorti del mondo.
Fidarsi di qualcuno è come tenere dell'acqua nelle mani chiuse a coppa: è facile perderla irrimediabilmente.
In politica capisci che stai vincendo quando gli avversari ti rubano le idee.
Ciò che da valore alla guerra, è la vittoria.
Il talento ti fa vincere una partita. L'intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere un campionato.
Parlano di un uomo che ha vinto e che ha perso. La ragione umana ha vinto. L'umanità tutta ha vinto.
La guerra è un'azione d'eserciti offendentisi in ogni guisa, il cui fine si è la vittoria.
Che tu vinca o che tu perda, perdi.
Quel che importa non è la nostra vittoria, bensì la nostra resistenza.
Non è tanto importante chi inizia il gioco ma chi lo finisce.
La più ingiusta condizione delle guerre sta in questo, che tutti si attribuiscono il merito delle imprese andate bene, mentre le sconfitte sono sempre imputate a uno solo.
Più duro il conflitto, più glorioso il trionfo.
Per avere la vittoria finale, bisogna essere senza pietà.