La bellezza non è il destino dell'arte. L'arte è perdita non guadagno.
La poesia non riempie la vita, non la riempie neppure la matematica, neppure l'atletica. Ma è buona norma riempire la vita di cascami, di rifiuti, di stracci, di musica (come fa il mio figlioccio), di puzzles (come fa mia moglie), piuttosto che starsene a mugugnare.
Il diavolo può fare brutti scherzi al genio, trascura gli imbecilli.
Il poeta non deve edificare, deve soltanto allineare.
La maschera è bellezza e la menzogna è l'amore.
La Bellezza è l'unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Le filosofie si disgregano come la sabbia, le credenze si succedono l'una sull'altra, ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni, ed un possesso per tutta l'eternità.
Non è vero che i belli siano poco intelligenti: sono i brutti, invece che hanno troppo sviluppato il cervello per compensare le deficienze estetiche.
Tra tutte le definizioni della bellezza che ho trovato in varie opere di filosofia, arte, estetica ecc. ricordo con piacere quella più semplice: troviamo una cosa bella in proporzione alla sua idoneità ad una funzione.
Platone descriveva l'incontro con la bellezza come un corto circuito che ci proietta fuori dal nostro quotidiano, una scossa anche dolorosa di saudade che squarcia il solito orizzonte e ci spinge a desiderare qualcosa che non conosciamo ma di cui misteriosamente abbiamo bisogno.
Che ggran dono de Ddio ch'è la bbellezza! Sopra de li quadrini [quattrini] hai da tenella: Pe vvia che la ricchezza nun dà cquella, E cco cquella s'acquista la ricchezza.
Perché chi è bello, non è bello che il tempo di guardarlo, chi è nobile sarà subito anche bello.
La bellezza è soltanto la promessa della felicità.
Tutta la bellezza deriva da un bel sangue e da un bel cervello.
È bello ciò che è insieme eccitante e sublime.