Temete, litiganti sventurati, Più delle liti stesse gli Avvocati.— Lorenzo Pignotti
Temete, litiganti sventurati, Più delle liti stesse gli Avvocati.
Il primo pensiero della mattina di un avvocato è come trattare il caso di una sveglia che suona.
L'avvocato che si lagna di non essere capito dal giudice, biasima non il giudice, ma sé stesso. Il giudice non ha il dovere di capire: è l'avvocato che ha il dovere di farsi capire.
La nobile passione dell'avvocato dev'essere in ogni caso consapevole e ragionante: avere i nervi così solidi da saper rispondere alla offesa con un sorriso amabile, e da ringraziare con un garbato inchino il presidente burbanzoso che ti toglie la parola.
All'avvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi a imbrogliarle.
La giustizia o l'ingiustizia della causa che accetta di perorare non riguardano l'avvocato, a meno che il suo cliente non gli chieda la sua opinione al riguardo, nel qual caso egli è obbligato a darla onestamente.
L'avvocato che nel difendere una causa entra in aperta polemica col giudice, commette la stessa imperdonabile imprudenza dell'esaminando che durante la prova si prende a parole coll'esaminatore.
La simpatia o l'odio cambiano volto alla giustizia, e un avvocato ben pagato in anticipo trova certo più giusta la causa che difende.
Il mestiere degli avvocati è di vendere speranza. Niente più che aria fritta.
Un avvocato con la sua valigetta può rubare più di mille uomini armati di pistole.
Non esiste modo migliore di esercitare l'immaginazione che lo studio della legge. Nessun poeta mai interpreterà la natura così liberamente come un avvocato la verità.