L'Italia, come dice Calvino, ricorda il lampione della storiella: l'ubriaco sta cercando la chiave sotto la lampada, un passante gli chiede se è sicuro di averla perduta proprio lì; no, risponde l'ubriaco, ma qui ci vedo.
Disgraziatamente gli uomini (e le donne) sanno vivere soltanto il loro presente. Voglio dire che a cinquant'anni è molto facile dimenticarsi di come si ragionava e ci si comportava a venti.
Il mondo è dei furbi e noi siamo dei poveri fessi, quando compriamo e vendiamo.
La maturità di un uomo consiste anche nel conservare qualche aspetto infantile, nel rimanere cioè un po' candido, scoperto, disponibile agli entusiasmi.
Una ragazza delle medie una volta mi scrisse: perché sui giornali si parla solo delle cose che succedono e mai della vita? Anche la vita succede.
L'Italia rappresenta nel mondo una specie di minoranza genialissima tutta costituita di individui superiori alla media umana per forza creatrice innovatrice improvvisatrice.
Popolo di navigatori, che sbarca il lunario.
L'Italia è il paese dei furbi. Ieri ero a Roma, sono salito su un autobus e ho timbrato il biglietto: tlic tlac. Il guidatore si è girato e ha detto: "C. è 'sto rumore?".
O d'ogni vizio fetida sentina, dormi, Italia imbriaca, e non ti pesa ch'ora di questa gente, ora di quella che già serva ti fu, sei fatta ancella?
Adoro l'Italia perché non è pretenziosa come la Francia e ogni volta che ci vado sono accolta da folle enormi e calorose.
Quando parte il Giro d'Italia dentro di me succede sempre qualcosa di particolare.
Gli italiani sono singoli geni che formano, tutti insieme, un popolo politicamente disordinato e immaturo. Una collettività talmente sorprendente da rendere problematico un giudizio complessivo.
In Italia la linea più breve tra due punti è l'arabesco.
I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
In Italia non esistono statisti poiché non vi è mai stata alcuna cultura dello Stato, della democrazia vera, del bene pubblico.
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