Della miseria sua causa è l'avaro.— Lucio Anneo Seneca
Della miseria sua causa è l'avaro.
È sicuramente meglio conoscere cose che non servono a niente, piuttosto che non conoscere niente.
Imparare la virtù significa disimparare i vizi.
Di ciò che possediamo niente è necessario.
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.
L'ira trasforma nel suo contrario tutto ciò che è ottimo e giustissimo. Non consente che si ricordi di alcun dovere colui che da essa è posseduto: fa di un padre un avversario, d'un figlio un parricida, d'una madre una matrigna, d'un cittadino un nemico, d'un re un tiranno.
Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria.
Chi ha bocca mangia, e chi non mangia se ne muore.
Un modo di farsi un'idea delle miserie dei nostri compatrioti è andare a vedere i loro piaceri.
C'è un solo piacere, quello di essere vivi, tutto il resto è miseria.
Le imperfezioni ci fanno conoscere la nostra grande miseria.
Il denaro non può comprare la felicità, ma rende la miseria più sopportabile.
Consolarsi con l'altrui miserabilità può certo aiutare ad alleviare la propria disperazione ma non a migliorare se stessi.
Guardare indietro è fatale all'Arte. È un voler restare poveri. L'arte non può e non vuole sopportare la miseria.
Raramente la miseria genera e bellezza e poesia, nella realtà genera cattiveria e invidia.
Nella povertà si confida nel favore della fortuna.