Noi finiamo con l'imparare per la scuola e non per la vita.
Il saggio non può perdere nulla; tutto ha riposto in sé, non affida nulla alla fortuna, ha i suoi beni al sicuro, appagato della virtù.
La fortuna teme i forti e opprime i deboli.
Il delitto coronato dal successo prende il nome di virtù.
Nessuno si preoccupa di vivere bene, ma di vivere a lungo.
Per molti la ricchezza non ha segnato la fine delle loro miserie, ma solo un cambiamento.
A conti fatti, della vita è più quello che non si ricorda di quello che si ricorda.
Temere l'amore è temere la vita, e chi ha paura della vita è già morto per tre quarti.
La vita, comunque e dovunque la si viva, è un affare che non copre le spese. Per tutti.
La vita è violenta, sinistra, impastata d'infamie, tessuta di egoismi, disseminata di infelicità, senza gioie durevoli; ha un unico fine: la morte sempre minacciosa, la condanna di ogni nostra speranza. Per viltà ci sforziamo di credere che questa condanna non sia senza appello.
La vita fa presto a riformare dei vincoli che prendono il posto di quelli da cui ci si sente liberati: qualunque cosa si faccia e ovunque si vada, dei muri ci si levano intorno creati da noi, dapprima riparo e subito prigione.
La vita è una malattia fatale, e straordinariamente contagiosa.
Essendo la vita quello che è, si sogna la vendetta.
Vita e morte sono illusioni: siamo in uno stato di costante trasformazione.
La crescita è l'unica testimonianza di vita.
Ogni vita attua un suo disegno iniziale fino al suo rigoroso compimento.