Il bere, in un certo tempo simbolico, è in un altro tempo vizio.
Nella corsa della filosofia vince chi sa correre più lentamente. Oppure: chi raggiunge il traguardo per ultimo.
Non possiamo pensare nulla d'illogico, ché altrimenti dovremmo pensare illogicamente.
Anche se il risultato della filosofia è semplice, non può esserlo il metodo per arrivarci. La complessità della filosofia non è quella della sua materia, ma del nostro intelletto annodato.
Il pensatore somiglia molto al disegnatore che vuol riprodurre nel disegno tutte le connessioni possibili.
Dopo aver guardato un temporale, alla domanda: "Quante gocce di pioggia hai visto?" la risposta più adatta è "molte": non che il numero preciso non esista, ma non lo si può conoscere.
Si può bere troppo, ma non si beve mai abbastanza.
Per smettere di bere ho provato con la psicanalisi. Ora bevo sdraiato su un divano.
Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa.
Bevo soltanto per far sembrare gli altri più interessanti.
Quando bevi, il mondo è sempre là fuori che ti aspetta, ma per un po' almeno non ti prende alla gola.
Prima tu prendi un drink, poi il drink ne prende un altro, e infine il drink prende te.
Dove il bere entra, l'intelligenza esce.
Un vecchio scrittore sconosciuto ha detto: "Nulla eguaglia la gioia dell'uomo che beve, se non la gioia del vino di essere bevuto".