Tutta la filosofia è «critica del linguaggio».— Ludwig Wittgenstein
Tutta la filosofia è «critica del linguaggio».
Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.
Chi non è certo di nessun dato di fatto, non può neanche esser sicuro del senso delle sue parole.
Un trattato di filosofia potrebbe benissimo essere composto da battute umoristiche.
Gli animali vengono verso di noi, se li chiamiamo per nome. Esattamente come gli uomini.
Il bere, in un certo tempo simbolico, è in un altro tempo vizio.
Una delle domande filosofiche ricorrenti è: "un albero che cade nella foresta fa rumore anche se non c'è nessuno in ascolto?" Il che la dice lunga sulla natura dei filosofi, perché nella foresta c'è sempre qualcuno.
È a causa del sentimento della meraviglia che gli uomini ora, come al principio, cominciano a filosofare.
Non è filosofo chi pensa la propria filosofia e non la vive.
La calunnia più grande e più forte viene alla filosofia da quelli che la coltivano a parole.
Per molti uomini i filosofi sono moleste falene, che li disturbano nel sonno.
Si riconosce un filosofo dal rifuggire tre cose abbaglianti e chiassose: la gloria, i principi e le donne: e con ciò non è detto che non siano queste a venire da lui.
Il filosofo non riposa - non vive quoquo modo secondo i dettami del rito questa vita, nella speranza d'un'altra eterna in Dio, ma vuole la sua propria vita libera - la vita della conoscenza.
Filosofia, dammi se non il sorriso, l'indifferenza almeno del saggio. Menti, ma consolami.
Una persona può essere religiosa ed esercitare nel contempo la filosofia: ma la filosofia in quanto tale non è religiosa, in nessun caso.
La filosofia, la sola filosofia, questa sorella della religione, ha disarmato le mani che la superstizione aveva così a lungo macchiate di sangue; e lo spirito umano, destatosi dalla sua ebbrezza, è rimasto stupito degli eccessi cui l'aveva tratto il fanatismo.