Ci sono libri che non si dovrebbero osare se non dopo i quarant'anni.
È l'opinione altrui che conferisce ai nostri atti una sorta di realtà.
La musica non facilita i pensieri: facilita soltanto i sogni, e i sogni più indefiniti.
L'alcol è come l'amore o la vecchiaia: ci si trova ciò che vi si porta.
Un guscio di indifferenza talvolta circonda l'infanzia e la difende dalle provocazioni degli adulti.
Forse succede con le macchine come con le donne di cui ci si stanca quando diventano facili.
Non voglio leggere più nessun autore di cui si noti che volle fare un libro: ma solo quelli i cui pensieri divennero improvvisamente un libro.
Se un libro non dà piacere a rileggerlo infinite volte, tanto vale non leggerlo affatto.
Ogni libro è anche la somma dei malintesi di cui è l'occasione.
I libri sono gli amici più tranquilli e costanti, e gli insegnanti più pazienti.
L'ultima cosa che si scopre scrivendo un libro è come cominciare.
I libri che il mondo chiama immorali sono i libri che mostrano al mondo la sua vergogna.
La scuola e l'università dovrebbero servire a far capire che nessun libro che parla d'un libro dice di più del libro in questione; invece fanno di tutto per far credere il contrario.
Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto.
Uscire da un libro è come uscire dal meglio di sé. Passare dagli archi soffici e ariosi della mente alle goffaggini di un corpo accattone sempre in cerca di qualcosa è comunque una resa.
I libri non sostituiscono la vita, ma neppure la vita sostituisce i libri.