Si può essere felici senza mai smettere di essere tristi.
Via via che scompaiono coloro che abbiamo amato diminuiscono le ragioni di conquistare una felicità che non possiamo più gustare insieme.
Più invecchio anch'io, più mi accorgo che l'infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono, ma sono i due stati più profondi che ci è dato vivere. In essi si rivela la vera essenza di un individuo, prima o dopo gli sforzi, le aspirazioni, le ambizioni della vita.
Abbiamo l'abitudine di parlare come se le tragedie si svolgessero nel vuoto: ma chi le condiziona è lo sfondo.
La sofferenza ci rende egoisti, perchè ci assorbe completamente.
Nessuno può a lungo aver una faccia per se stesso e un'altra per la folla, senza rischiare di non sapere più quale sia quella vera.
Quando serbi rancore e amarezza la felicità va da un'altra parte.
La solitudine è fonte di felicità e di tranquillità dell'animo.
La nostra felicità non dipende soltanto dalle gioie attuali ma anche dalle nostre speranze e dai nostri ricordi. Il presente si arricchisce del passato e del futuro.
Felicità. Una cosa che dipende non dalla posizione, ma dalla disposizione.
Come c'è del merito nell'infelicità, c'è dell'intelligenza nell'essere felici.
Della felicità buon surrogato, l'abitudine il cielo ci ha donato.
Chi è felice farà felici anche gli altri, chi ha coraggio e fiducia non sarà mai sopraffatto dalla sventura.
Nessuno si rende conto di vivere l'istante piú felice della propria vita nell'attimo in cui lo sta vivendo.
Non vedo felicità di cui, perché sia, non tocchi contentarsi.
Credersi felice vuol dire esserlo; credersi infelice significa press'a poco diventarlo.