In passato dovevo lavorare per poter mangiare, ma oggi posso permettermi di non lavorare senza morire di fame.
È arduo discutere con lo stomaco, che non ha orecchie.
Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo.
Da piccolo facevo la fame. Ora faccio la dieta. Sono cinquant'anni che non mangio.
Mangiare è l'atto più politico, militante e civile che possiamo compiere ed è il primo passo per riconquistare il senso critico affinché il nostro ruolo di consumatore si trasformi attivamente in consum-attore.
A proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare?
Se in Italia vigesse il motto biblico: "Chi non lavora non mangia", molti italiani sarebbero condannati alla morte per fame.
Uno stomaco raramente digiuno disprezza i cibi volgari.
La cosa più rivoltante che si possa mai immaginare è l'interno della bocca di un cammello. Quella e il vedere una ragazza che mangia un polipo o un calamaro.
Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare.