Il verbo «dare» gli è tanto in odio che non dice mai «Ti dò il buon giorno», ma «... te lo impresto».— Molière
Il verbo «dare» gli è tanto in odio che non dice mai «Ti dò il buon giorno», ma «... te lo impresto».
È il pubblico scandalo ad offendere: peccare in silenzio è non peccare affatto.
Le persone di classe sanno tutto senza avere imparato niente.
Libri e matrimonio non vanno d'accordo.
Gli alberi che sono lenti a crescere portano i frutti migliori.
La morte non ha sempre le orecchie aperte ai voti e alle preghiere dei singoli eredi; e si ha il tempo di fare i denti lunghi, quando, per vivere, s'aspetta la morte di qualcuno.
Piangiamo sulla povertà, ma non inteneriamoci per l'avarizia nemmeno se è l'avarizia di un povero.
Un avaro non può mai essere virtuoso.
Il più grande piacere per un avaro è la rinuncia a un piacere.
Gli avari sono dei contemporanei antipatici, ma dei graditissimi antenati.
L'avarizia è l'unico vizio che, negli occhi dei posteri, si trasforma in virtù.
L'avarizia com'è noto ha una fame da lupo e quanto più s'ingrassa tanto più si fa insaziabile.
Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.
La disdetta dell'avaro è che non riesce a infilarsi nella fessura del salvadanaio.
L'avarizia è naturale. Percorri pure tutta la città, le piazze, le case, i templi: se qualcuno affermerà di non volere più di quello che gli basti --- la natura infatti è contenta di poco --- ritieni di avere trovato la fenice.
Io non sono avaro, solo pidocchioso. A Napoli si chiamano pidocchiosi tutti quelli che soffrono nello spendere cifre alquanto modeste. Magari sopra i cinquemila euro non ci fanno caso, ma sotto i cinquanta euro soffrono come bestie.