L'avarizia accumula ricchezze che usa per il tornaconto personale, non nell'interesse collettivo.— Cesare Marchi
L'avarizia accumula ricchezze che usa per il tornaconto personale, non nell'interesse collettivo.
Mai disperarsi, perché la disperazione anticipa la morte.
Più ancora che alle istorie, conviene esortare gl'italiani al dizionario, scrigno discreto che racchiude, dall'A alla Z, la nostra sterminata ignoranza.
L'italiano è per il divorzio, l'aborto, la pillola, la fecondazione artificiale, ma spende un milione per il vestito della figlia che va alla prima comunione.
Se possiedi le parole, possiedi le cose.
L'unità d'Italia, sognata dai padri del risorgimento, oggi si chiama pastasciutta; per essa non si è versato sangue, ma molta pummarola.
Gli uomini odiano coloro che chiamano avari solo perché non ne possono cavar nulla.
Quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all'anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: 'Roba mia, vientene con me!'.
Un avaro non può mai essere virtuoso.
L'avarizia è sempre in punto di morte, tutte le cose per essa si trasformano nel fuscello a cui si attacca nell'angoscia dell'agonia. L'avarizia vede dappertutto il fondo della cassetta, per essa il mondo è logoro fin dall'inizio. È sempre al verde.
L'avaro spende lo stretto necessario: il prodigo, tutto il superfluo.
Tra l'avarizia e la prodigalità sta l'economia, ed è questa una virtù che l'uomo onesto deve praticare.
L'avaro diventa ricco facendo mostra di essere povero, mentre il prodigo s'impoverisce facendo mostra di essere ricco.
C'è solo un modo di buttare via il proprio denaro: non spenderlo.
Il prodigo è arrogante, l'avaro è meschino. La meschinità è meglio dell'arroganza.
Perfino le persone prodighe diventano, con un avaro, oculate, attente improvvisamente alla ripartizione delle spese.