I peccati esigono calorie, la gola gliele fornisce.— Cesare Marchi
I peccati esigono calorie, la gola gliele fornisce.
A chi l'usa senza conoscerne l'origine, una parola può scoppiare in mano, come una rivoltella maneggiata da un bambino.
Le famiglie delle parole assomigliano a quelle degli uomini. Alcune hanno origini illustri, altre hanno perduto il capostipite nella nebbia dei tempi, e c'è sempre la pecora nera che si guasta con le cattive compagnie.
L'avarizia accumula ricchezze che usa per il tornaconto personale, non nell'interesse collettivo.
L'ira, furor brevis come la chiamò Orazio, fomenta risse allo stadio, tumulti di disoccupati davanti alla prefettura e parolacce in parlamento.
La pubblicità è vecchia come il mondo. Infatti, come tutti sanno, cominciò il serpente a decantare a Eva le virtù della sua frutta.
Non vi è nulla di più interessante che raccontare i propri peccati ad un uomo onesto o a una donna buona. Ciò è intellettualmente affascinante. Una delle grandi gioie che ci procura un passato immorale è quella di avere tante cose da narrare ai buoni.
Tutto è peccato, ammesso che esso esista. È peccato soprattutto la teologia, perché usa il nome di Dio invano.
Ogni peccato porta la sua punizione con esso.
Il piacere è peccato, e qualche volta il peccato è un piacere.
Peccato, diceva un italiano, che non sia un peccato bere l'acqua. Come sembrerebbe buona!
Tutti i peccati sono dei tentativi di colmare dei vuoti.
Il peccato: inventato dagli uomini per meritare la pena di vivere, per non essere castigati senza perché.
I peccati della carne non sono nulla. Sono malattie che i medici curano, se proprio devono essere curate. Solo i peccati dell'anima sono vergognosi.
Ricopri il peccato con una lamina d'oro, e la forte lancia della giustizia si spezza ancora; armalo di stracci, la paglia di un pigmeo lo trafigge.