La più perduta di tutte le giornate è quella in cui non si è riso.— Nicolas Chamfort
La più perduta di tutte le giornate è quella in cui non si è riso.
Ho tre tipi di amici: quelli che mi amano, quelli che non mi danno la giusta attenzione e quelli che mi detestano.
La migliore filosofia, relativamente alla gente, è di fondere nei suoi confronti il sarcasmo dell'allegria con l'indulgenza del disprezzo.
La maggior parte delle pazzie ha la sua sola radice nella stupidità.
Tutto è parimenti vano nella vita umana, le gioie come i dolori. Ma è meglio che la bolla di sapone sia dorata o azzurra anziché nera o grigia.
Per alcune cose è più facile ottenere una legalizzazione che una propria legittimazione.
Per ogni risata, ci dovrebbe essere una lacrima.
Il riso, questa compulsione fisica a tutti nota, è prodotta dallo spettacolo inaspettato della nostra superiorità sugli altri.
Del senno di poi si può sempre ridere e anche di quello di prima, perché non serve.
A che scopo dobbiamo vivere, se non per essere presi in giro dai nostri vicini e ridere di loro a nostra volta?
Riso. Convulsione interna che altera i lineamenti del viso ed è accompagnata da suoni inarticolati. È infettivo e, seppure intermittente, incurabile.
Adoro le persone che mi fanno ridere. Penso che ridere sia la cosa che mi piace di più. È la cura per moltissimi mali.
Occorre ridere soprattutto di noi stessi.
Ridere di sé è facile, ridere del mondo un po' meno. Ridere, ridere solamente, impossibile.
Una risata slarga e riscalda il cuore, ha la fraternità della preghiera; chi sa ridere di ciò che rispetta e amare ciò di cui ride, incluso in primo luogo se stesso, è un giusto.
Benedetto colui che ride di sé stesso, se non sia per evitare il riso degli altri.