Per l'uomo profondamente religioso, nulla è peccato.
Nulla è per lo spirito più raggiungibile che l'infinito.
Deve sempre tornare il mattino? Non finirà mai la violenza terrena? La funesta operosità distrugge Il barlume celeste della notte.
Il fato che ci opprime è l'ignavia del nostro spirito.
Se vediamo un gigante, esaminiamo prima la posizione del sole e assicuriamoci che non si tratti dell'ombra d'un pigmeo.
Per comprendere la natura, bisogna far sì che essa si sviluppi dentro di noi in tutta la sua interezza.
È proprio la religione vera quella che non occorre professare ad alta voce per averne il conforto di cui qualche volta - raramente - non si può fare a meno.
Tutti sanno che non si combatte una religione che per costruirne un'altra.
Non combattere mai con la religione, né con le cose che pare dependino da Dio; perché questo obietto ha troppa forza nella mente degli sciocchi.
Niente è più specifico all'uomo della capacità di religione e del senso di una divinità.
Sentiva il fascino del matrimonio e, insieme, il fascino della religione; ma continuava a credere che la famiglia e la chiesa fossero i due cancri dell'umanità.
La mania religiosa è uno dei pochi metodi infallibili per reagire ai ghiribizzi del mondo, perché elimina totalmente il puro caso. Per il perfetto maniaco religioso, tutto ha un suo scopo.
Un uomo può ignorare di avere una religione, come può ignorare di avere un cuore. Ma senza religione, come senza cuore, un uomo non può esistere.
Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c'è, un teologo è l'uomo che riesce a trovare quel gatto.
La religione è il pensiero contorto dell'uomo fuori del quale si erigono templi per concretizzarlo.
I santi andrebbero considerati colpevoli fino a che non ne venga comprovata l'innocenza.