Non peccano affatto coloro che peccano per amore.
— Oscar Wilde
77
La nostra interpretazione
Le azioni guidate dall’amore vengono presentate come radicalmente diverse da quelle compiute per egoismo, calcolo o malizia. L’errore, la trasgressione o lo “sbaglio” assumono un altro significato quando la loro radice è un sentimento sincero e profondo. Un cuore che agisce per amore, anche quando oltrepassa limiti sociali o morali, appare meno colpevole, perché il suo motore non è la volontà di ferire ma il desiderio di donarsi, di avvicinarsi a qualcuno, di vivere un sentimento autentico. In questo senso, il giudizio morale si attenua: l’attenzione si sposta dall’atto in sé all’intenzione che lo genera. Viene valorizzata la dimensione dell’amore come forza incontrollabile, capace di condurre l’essere umano in territori rischiosi, ambigui, persino condannati dalle convenzioni. Eppure, proprio in questa forza incontrollabile risiede una sorta di innocenza. L’idea di colpa si sfuma, perché il sentimento che spinge all’azione è visto come più grande delle norme che vorrebbero contenerlo. Così si suggerisce che il vero peccato non è amare troppo, ma forse non amare affatto.